Lo sapevate?
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Lo sapevate?
Da aprile 2019 è scattato l’obbligo di certificare l’abbigliamento da moto. Ma c’è ancora tanta confusione su questo argomento che è poco “emozionante” ma fondamentale per la sicurezza di chi usa le moto. Vediamo di fare chiarezza in 10 punti sintetici:
Sicurezza certificata
Il 2019 è stato un anno importante per i motociclisti e per i produttori di abbigliamento da moto. Per questi ultimi infatti è scattato l’obbligo di certificare i prodotti che quindi devono essere sottoposti a una serie di test specifici. L’argomento è complicato abbiamo visto che c’è ancora tanta confusione, sia tra i consumatori sia tra i rivenditori. In queste pagine cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti.
1 Cosa significa “capo certificato”?
Significa che deve avere un’etichetta con cui si certifica che un laboratorio specializzato lo ha sottoposto a una serie di prove per valutare le caratteristiche di resistenza all’abrasione, al taglio e quindi, in definitiva, quanto protegge chi lo indossa.
2 Da quando è in vigore la normativa?
Il regolamento europeo 2016/425 indica con chiarezza che dal 21 aprile 2019 tutti i produttori di capi da moto dovranno produrre e immettere sul mercato solo abbigliamento certificato.
3 Quali sono i capi che devono essere certificati?
Tutti i capi dotati di alloggiamenti per le protezioni: quindi giubbotti, tute e pantaloni da moto. Guanti e stivali invece hanno già altre certificazioni specifiche: rispettivamente la EN 13594 e la EN 13634.
4 Si possono produrre capi non certificati?
No: la legge è chiarissima. Chi produce e mette in commercio abbigliamento da moto deve “certificarlo”, altrimenti è fuorilegge e rischia pesanti sanzioni economiche. Tutti i produttori si sono comunque messi in regola per tempo e le collezioni di abbigliamento dal 2019 ora in distribuzione sono tutte regolarmente “certificate”.
5 Nei negozi si possono vendere capi non certificati?
Questo è il punto più controverso di tutta la vicenda. Il regolamento 2016/425 dice che fino al 21 aprile 2023 si potranno continuare a vendere i capi certificati secondo la vecchia normativa EN 13595 (pochi lo sanno, ma esisteva dal lontano 2002), quindi sarebbero esclusi tutti i capi da moto non certificati. Molti rivenditori sono convinti che questa data valga anche per i capi non certificati che ancora riempiono i loro magazzini. A questo riguardo abbiamo registrato vari pareri a conferma di questa lettura “estensiva” della legge, ma non ci sono interpretazioni ufficiali che lo confermino. A nostro parere dovrebbero farsi sentire le associazioni dei rivenditori (come Confcommercio) o dei produttori (come ANCMA) per risolvere la questione.
6 Cosa rischio se compro abbigliamento non certificato?
Il consumatore non rischia nulla, perché la normativa riguarda solo i produttori. Anzi, questa situazione potrebbe addirittura portare dei vantaggi: i capi non certificati probabilmente saranno proposti con sconti sempre più “pesanti” col procedere della stagione.
7 È obbligatorio indossare capi certificati?
No, in Italia non esiste alcun obbligo di indossare abbigliamento da moto, certificato o non certificato. Si parla di norme inserite in una prossima revisione del Codice della Strada, a imitazione di quanto avviene in Francia dove è obbligatorio indossare guanti omologati. Al momento però sono solo ipotesi.
8 Prima del 2019 era possibile certificare i capi da moto?
Sì: la “vecchia” normativa EN 13595, in vigore dal 2002 e sostituita dalla prEN 17092 (in fase di approvazione finale) permetteva di certificare tute, giacche, giubbotti e pantaloni da moto. Sul mercato però sono arrivati pochissimi capi certificati, almeno da parte dei produttori italiani, sia perché non c’era l’obbligo di certificare l’abbigliamento, sia perché la normativa prevedeva prove piuttosto impegnative e i capi risultavano pesanti e scomodi da indossare.
9 La sicurezza di un capo di classe AAA è superiore a quella offerta da un capo di classe C?
Sì: un capo con etichetta “classe AAA” è molto più sicuro di un capo “classe C”. È come il sistema di etichettatura degli elettrodomestici (un frigo classe AAA consuma meno energia di uno classe B), solo che in questo caso si parla di sicurezza. Nel box a qui accanto vi spieghiamo le varie classi.
10 Cosa significano le varie classi?
L’etichetta deve riportare chiaramente la classe di certificazione del capo. Le classi sono cinque: ecco le caratteristiche di ciascuna.
Classe AAA Sono i capi più “professionali”, quelli che offrono la massima protettività. Ma sono anche quelli più pesanti e, per forza di cose, anche meno confortevoli da utilizzare.
Classe AA In questa categoria dovremmo trovare i migliori capi da turismo, i giubbotti in pelle e i pantaloni con rinforzi e protezioni. La sicurezza garantita è senz’altro di buon livello.
Classe A Sono i capi destinati all’utilizzo urbano e al commuting a corto raggio: la protettività è inferiore alle classi precedenti, ma in cambio sono più leggeri e comodi da indossare nell’utilizzo quotidiano.
Classe B In questa classe troviamo abbigliamento con resistenza all’abrasione pari a quella dei capi di livello A, ma non ci sono protezioni CE.
Classe C La protezione è limitata: non a caso questi capi vengono definiti “contenitori di protezioni”. Proteggono nell’impatto, grazie alle protezioni, ma non dall’abrasione. Insomma, vanno bene solo per le cadute da fermo!
Fonte insella.it
Sicurezza certificata
Il 2019 è stato un anno importante per i motociclisti e per i produttori di abbigliamento da moto. Per questi ultimi infatti è scattato l’obbligo di certificare i prodotti che quindi devono essere sottoposti a una serie di test specifici. L’argomento è complicato abbiamo visto che c’è ancora tanta confusione, sia tra i consumatori sia tra i rivenditori. In queste pagine cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti.
1 Cosa significa “capo certificato”?
Significa che deve avere un’etichetta con cui si certifica che un laboratorio specializzato lo ha sottoposto a una serie di prove per valutare le caratteristiche di resistenza all’abrasione, al taglio e quindi, in definitiva, quanto protegge chi lo indossa.
2 Da quando è in vigore la normativa?
Il regolamento europeo 2016/425 indica con chiarezza che dal 21 aprile 2019 tutti i produttori di capi da moto dovranno produrre e immettere sul mercato solo abbigliamento certificato.
3 Quali sono i capi che devono essere certificati?
Tutti i capi dotati di alloggiamenti per le protezioni: quindi giubbotti, tute e pantaloni da moto. Guanti e stivali invece hanno già altre certificazioni specifiche: rispettivamente la EN 13594 e la EN 13634.
4 Si possono produrre capi non certificati?
No: la legge è chiarissima. Chi produce e mette in commercio abbigliamento da moto deve “certificarlo”, altrimenti è fuorilegge e rischia pesanti sanzioni economiche. Tutti i produttori si sono comunque messi in regola per tempo e le collezioni di abbigliamento dal 2019 ora in distribuzione sono tutte regolarmente “certificate”.
5 Nei negozi si possono vendere capi non certificati?
Questo è il punto più controverso di tutta la vicenda. Il regolamento 2016/425 dice che fino al 21 aprile 2023 si potranno continuare a vendere i capi certificati secondo la vecchia normativa EN 13595 (pochi lo sanno, ma esisteva dal lontano 2002), quindi sarebbero esclusi tutti i capi da moto non certificati. Molti rivenditori sono convinti che questa data valga anche per i capi non certificati che ancora riempiono i loro magazzini. A questo riguardo abbiamo registrato vari pareri a conferma di questa lettura “estensiva” della legge, ma non ci sono interpretazioni ufficiali che lo confermino. A nostro parere dovrebbero farsi sentire le associazioni dei rivenditori (come Confcommercio) o dei produttori (come ANCMA) per risolvere la questione.
6 Cosa rischio se compro abbigliamento non certificato?
Il consumatore non rischia nulla, perché la normativa riguarda solo i produttori. Anzi, questa situazione potrebbe addirittura portare dei vantaggi: i capi non certificati probabilmente saranno proposti con sconti sempre più “pesanti” col procedere della stagione.
7 È obbligatorio indossare capi certificati?
No, in Italia non esiste alcun obbligo di indossare abbigliamento da moto, certificato o non certificato. Si parla di norme inserite in una prossima revisione del Codice della Strada, a imitazione di quanto avviene in Francia dove è obbligatorio indossare guanti omologati. Al momento però sono solo ipotesi.
8 Prima del 2019 era possibile certificare i capi da moto?
Sì: la “vecchia” normativa EN 13595, in vigore dal 2002 e sostituita dalla prEN 17092 (in fase di approvazione finale) permetteva di certificare tute, giacche, giubbotti e pantaloni da moto. Sul mercato però sono arrivati pochissimi capi certificati, almeno da parte dei produttori italiani, sia perché non c’era l’obbligo di certificare l’abbigliamento, sia perché la normativa prevedeva prove piuttosto impegnative e i capi risultavano pesanti e scomodi da indossare.
9 La sicurezza di un capo di classe AAA è superiore a quella offerta da un capo di classe C?
Sì: un capo con etichetta “classe AAA” è molto più sicuro di un capo “classe C”. È come il sistema di etichettatura degli elettrodomestici (un frigo classe AAA consuma meno energia di uno classe B), solo che in questo caso si parla di sicurezza. Nel box a qui accanto vi spieghiamo le varie classi.
10 Cosa significano le varie classi?
L’etichetta deve riportare chiaramente la classe di certificazione del capo. Le classi sono cinque: ecco le caratteristiche di ciascuna.
Classe AAA Sono i capi più “professionali”, quelli che offrono la massima protettività. Ma sono anche quelli più pesanti e, per forza di cose, anche meno confortevoli da utilizzare.
Classe AA In questa categoria dovremmo trovare i migliori capi da turismo, i giubbotti in pelle e i pantaloni con rinforzi e protezioni. La sicurezza garantita è senz’altro di buon livello.
Classe A Sono i capi destinati all’utilizzo urbano e al commuting a corto raggio: la protettività è inferiore alle classi precedenti, ma in cambio sono più leggeri e comodi da indossare nell’utilizzo quotidiano.
Classe B In questa classe troviamo abbigliamento con resistenza all’abrasione pari a quella dei capi di livello A, ma non ci sono protezioni CE.
Classe C La protezione è limitata: non a caso questi capi vengono definiti “contenitori di protezioni”. Proteggono nell’impatto, grazie alle protezioni, ma non dall’abrasione. Insomma, vanno bene solo per le cadute da fermo!
Fonte insella.it
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Re: Lo sapevate?
grazie Mauro delle preziose info
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Re: Lo sapevate?
Sono sconcertato dal fatto che abbiano introdotto (giustamente) l'obbligo di produrre abbigliamento da moto certificato, ma al tempo stesso nessun obbligo di tale abbigliamento per "L'USO" in motocicletta! In Francia almeno c'è l'obbligo di indossare, oltre al casco ovviamente, i guanti certificati. A onor del vero, si potrebbe disquisire per ore su tale legge, perché mi obblighi ad indossare i guanti, ma al tempo stesso mi permetti di circolare in t-shirt e pantaloncini... rasentiamo il ridicolo!
Io personalmente spero tanto che in Italia introducano una legge seria e ben struttura per i capi tecnici, del resto, in primis, ne va della nostra sicurezza!
Io personalmente spero tanto che in Italia introducano una legge seria e ben struttura per i capi tecnici, del resto, in primis, ne va della nostra sicurezza!
Ultima modifica di Buby64 il 03/04/2020, 9:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: Lo sapevate?
Buby,vero che la sicurezza è in primis,ma se in estate,abito a 3 km dal centro di Verona,mi dovessi bardare da omino Michelin per andar a far quattro passi in centro,vado in bici,vero si è che ne andrebbe a giovare l'ambiente,però non consumerei carburante e soprattutto c'è il rischio mi fottano la bici legata al palo...già successo,anzi,son riuscito ad evitarlo,una domenica pomeriggio verso le 19,in pieno centro storico,pieno di gente che si fa i c@@@@ sui,stavo arrivando alla bici e vedo un marocchino che mi stava segando la catena,anzi,praticamente era già tagliata,trenta secondi dopo e addio bici,però avendolo visto da lontano son riuscito ad aggiralo ed a prenderlo a calci nella schiena urlando come un pazzo,e tra gli applausi,questo se le data a gambe
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Re: Lo sapevate?
Secondo me è solo questione di abituarsi alle normative introdotte dal codice della strada, così come abbiamo fatto per quelle precedenti, io mi ricordo ancora quando si poteva circolare senza l'obbligo del casco (tra i quali c'ero pure io), ci sono state persone che hanno venduto le moto una volta entrata in vigore la legge! Ad oggi te lo infili in testa senza neanche più pensarci, chiamiamolo un "gesto abitudinario", sia che ci siano + o - 50°!
Quindi come vedi, le moto non si sono estinte con l'entrata in vigore dell'obbligo del casco, perciò che tu debba fare 1mt o 1000 km, ti metti il casco e vai!
Quindi come vedi, le moto non si sono estinte con l'entrata in vigore dell'obbligo del casco, perciò che tu debba fare 1mt o 1000 km, ti metti il casco e vai!
Off Topic
Comunque complimenti per il salvataggio in extremis della bicicletta, ma soprattutto per i calci in culo che sei riuscito a rifilargli!
Ultima modifica di Buby64 il 03/04/2020, 15:06, modificato 1 volta in totale.
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Re: Lo sapevate?
C'è una proposta di modifica al C.d.S.:
Protezioni obbligatorie in moto
Riguardo ai motociclisti, oltre al limite di velocità innalzato a 150 km/h sui tratti autostradali più sicuri, è stato proposto l’obbligo di ampliare oltre al casco le dotazioni di protezione obbligatorie. Va ricordato che, questa novità al Codice della Strada sarebbe in linea con quanto già predisposto con le nuove procedure per conseguire la Patente A. Oltre ai nuovi esercizi pratici di cui abbiamo parlato qui, ai candidati è chiesto anche l’utilizzo di casco integrale, guanti, giacca tecnica omologata con protezioni spalle e gomiti, scarpe chiuse, pantaloni lunghi con protezioni per ginocchia e paraschiena.
Fonte: sicurmoto.it
Protezioni obbligatorie in moto
Riguardo ai motociclisti, oltre al limite di velocità innalzato a 150 km/h sui tratti autostradali più sicuri, è stato proposto l’obbligo di ampliare oltre al casco le dotazioni di protezione obbligatorie. Va ricordato che, questa novità al Codice della Strada sarebbe in linea con quanto già predisposto con le nuove procedure per conseguire la Patente A. Oltre ai nuovi esercizi pratici di cui abbiamo parlato qui, ai candidati è chiesto anche l’utilizzo di casco integrale, guanti, giacca tecnica omologata con protezioni spalle e gomiti, scarpe chiuse, pantaloni lunghi con protezioni per ginocchia e paraschiena.
Fonte: sicurmoto.it